martedì 16 novembre 2010

La democrazia italiana: parliamone insieme

Il nostro ultimo incontro è consistito in una discussione fra noi sul tema della democrazia italiana, che abbiamo tenuto mercoledì 15 dicembre alle ore 19 nella sede del Consiglio italiano del Movimento europeo, Piazza della Libertà 13, quarto piano.
Scambiandoci gli auguri, che estendiamo anche ai lettori del blog, abbiamo parlato delle iniziative per il 2011.

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Il dibattito sulla democrazia italiana è da tempo bloccato fra la tesi del regime e la tesi della onnipotenza del leader e del governo usciti vincitori dalle elezioni. Il dibattito è bloccato, perché la cosa piace molto a chi sostiene l'una tesi come l'altra. Eppure sono tutte e due prive di fondamento. Noi viviamo sì in modo accentuato l'ondata populistica che attraversa le vecchie democrazie occidentali, per avere un Presidente del Consiglio e partiti di maggioranza che ripetono e soprattutto praticano la tesi che la "maggioranza prende tutto".
Ma le ragioni per cui il Parlamento ha smesso di legiferare e lo stesso Governo agisce solo attraverso il Ministro dell'Economia non c'entrano col populismo, hanno casomai a che vedere con vicende istituzionali molto più risalenti.
E soprattutto finora, sottolineo finora, abbiamo un arsenale di contropoteri assolutamente invidiabile, e che nella gran parte dei casi fanno il loro mestiere, dal Presidente della Repubblica alla Corte costituzionale, dai giudici alle autonomie locali, dalle autorità indipendenti alla Banca d'Italia, per non parlare del Presidente della Camera.
Abbiamo quindi, dal punto di vista istituzionale, una democrazia molto conflittuale, non una democrazia che si va lentamente spegnendo (tesi del regime) o che è preda di usurpatori della volontà popolare.
Ripristinare il senso delle proporzioni rispetto a quanto sta avvenendo sarebbe mestiere ingrato se fossimo in ambiente mediatico. Ma almeno tra noi possiamo chiederci: possibile che nel discorso pubblico le due tesi continuano a monopolizzare l'attenzione, pur senza rispecchiare affatto la realtà? Non sarebbe urgente partire da dati di fatto, anziché da favole?